Man Ray

Conosco solo una cosa: il mezzo per esprimermi in una maniera o nell’altra.

La fotografia mi offre strumenti più semplici e più veloci della pittura.

Man Ray

Dal mio quaderno – 1998

nruwquzx.jpg 

 Copyright © Pamela Pioli 2004

(foto dal mio sito)

—————————–

Roma, 3 dicembre 1998

Vedo in controluce ciò che sono e ciò che ero, separo il “mio” dal “suo”.

Sono ancora molto confusa, ma almeno mi sto riprendendo lentamente e dolorosamente la mia identità.

Imparo sempre di più l’inutilità delle scorciatoie e la necessità di affrontare certe cose per quel che sono.

Sono a pezzi; sto andando a pezzi; sto oscillando su un baricentro inesistente.

Dal mio quaderno – 1990

bgweytwgsa1.jpgbdg3ytbsdla2.jpgbdg3ytbsdla2.jpg

Il mio angolo scrittura e cottura. 

Copyright © Pamela Pioli 2005

——————- 

Firenze, 8 febbraio 1990

Finalmente, come non mai, un pò di pace in questa casa (anche se ancora per poco). Tutti fuori e solo io sono qui, ad ascoltare i miei adorati Dire Straits senza che nessuno mi rompa le scatole…Voglio andare a vivere da sola in un bell’appartamentino con il camino, anzi, una stanzona con il camino e un cucinotto e un bagnetto. La stanzona composta da un bel lettone grande, con una trapunta soffice e colorata; una enorme libreria nella quale c’è inserito lo stereo con accanto i dischi e le cassette; un armadio con gli abiti; un tavolo; un mobile dove mettere i piatti e roba del genere; niente televisore però una poltrona e la moquette a terra e lì, davanti a tutto, un camino schioppettante che manda una luce romantica e un calore diffuso. Nel cucinotto, un fornello o due, il lavandino, il frigorifero, un mobiletto come dispensa e forse anche un piccolo tavolino. Nel bagnetto la doccia, il lavandino, il w.c. e qualche mensola e un mobiletto con asciugamani & company. Farsi la doccia nelle sere di pioggia; asciugarsi con un grande asciugamano ma avere i capelli bagnati e cercare di asciugarli con il calore del camino; e ascoltare la musica proveniente dallo stereo e guardare le foto attaccate alle pareti e, dopo essersi asciugate i capelli, mettersi un pigiamino caldo e buttarsi sul letto o sotto le coperte e leggere un libro dal titolo invitante; e avere voglia di un frullato alla fragola e scrivere una lettera e non poter telefonare perchè non c’è telefono perchè la bolletta costa troppo. E studiare spagnolo, e leggere un libro in tedesco, e guardare le proprie foto dell’infanzia, e rileggere qualche vecchio libro, e sentire qualche vecchio disco, e scrivere sul diario, e ripensare ai 14-15-16-17…anni, e ricordare gli amori e pensare agli amici, e riflettere sulla vita e piangere, e recitare, e ballare sulle note di una canzone stupenda, e suonare la chitarra, e preparare un dolce, e cucire, e fare un golfino o un vestito, e dipingere un quadro con soggetto astratto, e pensare al lavoro, ai viaggi, al teatro, ai soldi che sono pochi, all’amore che forse manca o forse è lontano.

 

Dal mio quaderno – 1996

bdgretsv.jpg

Copyright © Pamela Pioli 2007

(foto dal mio sito)

————————- 

Roma, 17 giugno 1996 ore 19.38

Una delle mie maggiori preoccupazioni, in questi anni di formazione e di studio, ma anche di tante peripezie, riguarda la capacità di non farmi inghiottire dall’impegno su di un unico fronte ma, piuttosto, di crescere come un essere umano a tutto tondo.

La cosa che più mi terrorizza è la possibilità di diventare o di scadere nella condizione monodimensionale, nell’unilateralità della mia esperienza di vita.

Opening a page by chance from…

vdfetdhks.jpg

Copyright © Pamela Pioli 2005

—————————–

 

La canzone dei folli, Charles Bukowski, pages 254-255

a final word on no final word

near the end of the interview he leaned forward and asked, “now is there any final word you’d like to leave with your audience?”

“no”, I answered, “no final word.”

I felt his disappointment.

“no final word?” he asked again.

“no”, I said.

he had wanted a nice closer, he had wanted me to save his ass,

he had wanted me to save the ass of my audience.

well, I had worked hard enough to save my own ass.

“o.k.,” he recovered himself and said to me, “it’s been a real pleasure to inteview

you.”

“sure, baby,” I said.

then he motioned to the camera and sound men that

it was over

and they began packing their

gear.

“you fellows care for a drink?” I asked.

“no thanks.” the inteviewer spoke for everybody, they were pulling plugs from the walls, folding equipment into cases, it was as if I no longer

existed.

they had what they needed.

I stood with cigar and drink and watched them file out

the door and into the night.

Then they were gone with their asses that needed saving

even worse than mine.

Aprendo una pagina a caso da…

Un indovino mi disse, Tiziano Terzani, Superpocket, pag. 286

Alle quattro del pomeriggio Leopold e io salutammo tutti e sbarcammo. Eravamo in Cambogia, liberi di andare dove volevamo…ma senza un visto d’ingresso. Quello sarebbe stato un problema al momento di ripartire, pensai. Il problema più urgente era andare a Phnom Penh.

Fra Kompong Som e la capitale ci sono 296 chilometri, la strada, asfaltata, è una delle migliori del paese, ma proprio perchè ci passano gran parte dei rifornimenti è anche la più insicura. Soldati governativi travestiti da Khmer Rossi, Khmer Rossi veri e semplici banditi mettono un tronco in mezzo all’asfalto, svuotano i camion e derubano le macchine. Ogni tanto, per farsi rispettare, ammazzano un paio di persone.

Aprendo una pagina a caso da…

bdhwrgyb.jpg

Copyright © Pamela Pioli 2005  

 

Nel territorio del diavolo. Sul mistero di scrivere, Flannery O’Connor, Minimum Fax, pagg. 54-55

La mente che sa capire la buona narrativa non è necessariamente quella istruita, ma la mente sempre disposta ad approfondire il proprio senso del mistero attraverso il contatto con la realtà, e il proprio senso della realtà attraverso il contatto con il mistero. La narrativa dovrebbe essere oculata e occulta. (…) Conrad diceva che il suo scopo quale scrittore di narrativa era rendere il più alto grado possibile di giustizia all’universo visibile. Sembra un proposito altisonante, ma in realtà è molto umile. Vuol dire che si sottometteva alle limitazioni imposte di volta in volta dalla realtà, ma quella realtà per lui non era semplicemente coestensiva al visibile. Gli interessava rendere giustizia all’universo visibile perchè ne suggeriva uno invisibile, e chiarì i propri intenti di romanziere in questo modo: “e se la coscienza (dell’artista) è limpida, la sua risposta a quanti, pervenuti a un buonsenso tutto volto al profitto immediato, chiedono esplicitamente di essere edificati, consolati, divertiti; chiedono di essere prontamente migliorati o incoraggiati o spaventati o scandalizzati o incantati deve essere questa: il compito che cerco di svolgere è, con il potere della parola scritta, farvi udire, farvi sentire: è, prima di tutto, farvi vedere. Questo, e nulla più: ed è tutto. Se riesco, troverete, a seconda dei vostri meriti, incoraggiamento, consolazione, paura, incanto, tutto quello che chiedete – e, forse, anche quel barlume di verità che avete scordato di chiedere.

 

Aprendo una pagina a caso da…+ varie non a caso

hf7rexcndlfv.jpg

Copyright © Pamela Pioli 2005 

 

20 poesie, Pier Paolo Pasolini, Oscar Mondadori, pagg. 49-50

……………………………………………………………………………..

da Frammento alla morte

…………………………

(…) Una volta la tua gioia era confusa

con il terrore, è vero, e ora

quasi con altra gioia,

livida, arida: la mia passione delusa.

Mi fai ora davvero paura,

perchè mi sei davvero vicina, inclusa

nel mio stato di rabbia, di oscura

fame, di ansia quasi di nuova creatura.

Sono sano, come vuoi tu,

la nevrosi mi ramifica accanto,

l’esaurimento mi inaridisce, ma

non mi ha: al mio fianco

ride l’ultima luce di gioventù.

Ho avuto tutto quello che volevo, ormai:

sono anzi andato anche più in là

di certe speranze del mondo: svuotato,

eccoti lì, dentro di me, che empi

il mio tempo e i tempi.

Sono stato razionale e sono stato

irrazionale: fino in fondo.

E ora…ah, il deserto assordato

dal vento, lo stupendo e immondo

sole dell’Africa che illumina il mondo.

Africa! Unica mia

alternativa………………………..

…………………………………………

 

 

Ancora Pier Paolo Pasolini sull’Africa e New York (da alcune interviste):

“Non mi era mai successo di innamorarmi così di un paese. Fuorchè in Africa, forse. Ma (…) l’Africa è come una droga che prendi per non ammazzarti. New York invece è una guerra che affronti per ammazzarti”.

“La città sublime, (…) il vero ombelico del mondo, dove il mondo mostra ciò che in realtà è”.

Attualmente in retrospettiva a New York.

Aprendo una pagina a caso da…

jeufbnd.jpg

Copyright © Pamela Pioli 2006

 (foto dal mio sito)

 

………………………

Gente sul ponte, Wislawa Szymborska, Libri Scheiwiller, pag. 73

…………………………..

Funerale

“così all’improvviso, chi poteva pensarlo”

“lo stress e le sigarette, io glielo dicevo”

“così, così, grazie”

“scarta i fiori”

“anche per il fratello fu il cuore, dev’essere di famiglia”

“con questa barba non l’avrei mai riconosciuta”

“se l’è voluto, era un impiccione”

“doveva parlare quello nuovo, ma non lo vedo”

“Kazek è a Varsavia, Tadek all’estero”

“tu sola hai avuto la buona idea di portare l’ombrello”

“era il più in gamba di tutti, e a che gli è servito?”

“è una stanza di passaggio, Baska non vorrà”

“certo, aveva ragione, ma non è un buon motivo”

“con la verniciatura delle portiere, indovina quanto”

“due tuorli, un cucchiaio di zucchero”

“non erano affari suoi, che bisogno aveva”

“soltanto azzurre e solo numeri piccoli”

“cinque volte, mai una risposta”

“d’accordo, avrei potuto, ma anche tu potevi”

“meno male che almeno lei aveva quel piccolo impiego”

“bè, non so, probabilmente parenti”

“il prete è un vero Belmondo”

“non ero mai stata in questa parte del cimitero”

“l’ho sognato la settimana scorsa, un presentimento”

“niente male la figliola”

“ci aspetta tutti la stessa fine”

“le mie condoglianze alla vedova, devo fare in tempo a”

“però in latino era più solenne”

“è la vita”

“arrivederla, signora”

“e se ci bevessimo una birra da qualche parte”

“telefonami, ne parleremo”

“con il quattro o con il dodici”

“io vado per di là”

“noi per di qua”

Aprendo una pagina a caso da…

nehtduwxcv.jpg

 Copyright © Pamela Pioli 2006

 (foto dal mio sito)

 

Scritto sul corpo, Jeanette Winterson, Oscar Mondadori, pag. 136

So come i tuoi capelli sfuggono allo chignon inondandoti le spalle di luce. Conosco l’arma della tua mascella. Ho tenuto la tua testa fra le mani ma non ho mai tenuto te. Non te nei tuoi spazi, nel tuo spirito, elettroni di vita.

“Esplorami” hai detto e io ho preso corde, borraccia e mappe, pensando di tornare presto a casa. Ma dopo la caduta, non riesco a trovare la via d’uscita. A volte penso di essere in libertà, come Giona rigurgitato dalla balena, ma poi giro l’angolo e mi vedo. Vedo me nella tua pelle, me nelle tue ossa, me che fluttuo nelle cavità che adornano le pareti degli studi dei chirurghi. E’ così che ti conosco. Tu sei ciò che so.

« Older entries