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Copyright © Pamela Pioli 2006

(foto dal mio sito)

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Beatriz e i corpi celesti, Lucia Etxebarria, Guanda, pag. 182

Allora lui si voltò al centro del corridoio e tornò verso di me preceduto dal frastuono dei suoi passi. “Tu non ti rivolgi così a tuo padre.” E prima che potessi rendermene conto era davanti a me. Mi rifilò una sberla che tagliò l’aria. Mi si riempirono gli occhi di lacrime e contemporaneamente mia madre mi sfuggiva dalle braccia e cadeva per terra. Sentii il tonfo della sua testa che batteva sul linoleum della cucina e temetti il peggio. In quel momento odiai mio padre come non avevo odiato nessuno, neppure le suore o le brave ragazzine della scuola. Di fatto, credo di non aver mai più odiato nessuno con la stessa intensità. All’epoca mia madre e io ci eravamo già allontanate, ma per un momento tornai a percepire la simbiosi che ci univa, quel sentirmi parte di lei, integrata a un esercito in lotta contro un comune nemico.

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Alcune citazioni o aforismi presenti nel libro:

Ho accettato la purezza come la peggiore delle perversioni. Marguerite Yourcenar

Una donna non sa che sarà la protagonista di una storia dell’orrore finchè non lo diventa. Naomi Wolf

You want a reason: I’ll give you reasons don’t chance your ideals with every season, just loook inside yourself for information and make your own life a celebration, you’ve got the power, power to be strong, an education that should be lifelong, don’t be a victim of expectations, just make your own life a celebration. The Beloved, Conscience

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Copyright © Pamela Pioli 2007 

(foto dal mio sito)

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Poesie 1924-1964, Pablo Neruda, La Grande poesia, Corriere della Sera, pagg. 204-207

 

– Ode alle acque del porto –

Non altro galleggia nei  porti

se non rottami di casse,

cappelli abbandonati

e frutta deceduta.

Dall’alto

i grandi uccelli neri

stanno a guardare, immobili.

Il mare si è rassegnato

all’immondizia,

le impronte digitali dell’olio

si sono stampate sull’acqua

come

se qualcuno avesse camminato

sulle onde

con piedi oleosi,

la schiuma

ignora la sua origine:

non più zuppa di dea

nè sapone di Afrodite,

ma la sponda in gramaglie

di un’osteria

con galleggianti, oscuri

cavoli sgominati.

Gli altri uccelli neri

dalle ali sottili

come pugnali

aspettano lassù,

lenti, ormai senza volo,

confitti

in una nube,

indipendenti

e segreti

come

liturgiche forbici,

e il mare che ha scordato la marina,

lo spazio dell’acqua

che disertò

e divenne porto,

è esaminato con solennità

da un freddo comitato

di ali nere

che vola senza volare,

confitto nel cielo

blindato, indifferente,

mentre l’acqua sporca dondola

il vile lascito caduto dalle navi.

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Oda a las aguas de puerto

Nada del mar flota en los puertos

sino cajones rotos,

desvalidos sombreros

y fruta fallecida.

Desde arriba

las grandes aves negras

inmòviles, aguardan.

El mar se ha resignado

a la inmundicia,

las huellas digitales del aceite

se quedaron impresas en el agua

como

si alguien hubiera andado

sobre las olas

con pies oleaginosos,

la espuma

se olvidò de su origen:

ya no es sopa de diosa

ni jabòn de Afrodita,

es la orilla enlutada

de una cocinerìa

con flotantes, oscuros,

derrotados repollos.

Las altas aves negras

de sutiles

alas como punales

esperan

en la altura,

pausadas, ya sin vuelo,

clavadas

a una nube,

independientes

y secretas

como

liturgicas tijeras,

y el mar que se olvidò de su marina,

el espacio del agua

que desertò

y se hizo

puerto,

sigue solemnemente examinado

por un comitè frio

de alas negras

que vuela sin volar,

clavado al cielo

blindado, indiferente,

mientras el agua sucia balancea

la herencia vil caida de las naves.

(Drupal 10.09.2007)

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